Il lavoro, ieri e oggi.
I pescatori del Po.
Il grande fiume per secoli è stato una
ricca risorsa ittica per gli abitanti locali che ogni
mattina di buon'ora partivano per la pesca. La pesca
professionale si faceva con le barche a remi e con lunghe
reti che venivano stese a parete per circondare un'area
profonda e possibilmente tranquilla del fiume e se ne
distinguevano due tipi .Per il diverso numero degli uomini
impiegati nell'operazione e per il diverso regime
economico di gestione, la pesca era collettiva e pubblica
quando impiegava più barche e una squadra di parecchi
uomini. Allora si usava una rete molto lunga che poi
veniva tirata a terra per due capi, mentre qualche barca
restava al largo a controllare che la rete non si
impigliasse e che non troppi pesci scappassero da sotto.
Questo tipo di pesca, fatto normalmente in cooperativa,
era permesso per soli sei mesi all'anno per evitare lo
spopolamento del fiume; sembra infatti che un solo tiro di
rete raccogliesse decine di quintali di pesce. Per la
pesca "privata" , consentita per tutto l'anno, si usava
solo una barca , che il proprietario coadiuvato dai suoi
familiari utilizzava quotidianamente. Proprio a Sannazzaro
vivono due pescatori professionisti del Po: Angelo
Bottazzi, meglio noto come "Pistu" e Angelo Portaluppi,
chiamato "Angioleto". Nel loro racconto, i particolari
salienti dell'antico lavoro di pescatore sul grande fiume.
Si partiva molto presto la mattina. Si usavano barche di 8
metri, a remi fino al 1956/57, poi a motore. C'erano 2 o 3
persone per barca e si usavano reti a maglie da l6mm per
pesci molto piccoli, a maglie da 40mm per pesci grandi
come i cavedani o i barbi. Pescavano anche le anguille con
le nasse dette anche "baltavè" . Si pescava con qualsiasi
condizione ambientale, facesse freddo o caldo. II Po
allora era ricco di pesci: lasche, cavedani, barbi,
anguille, pesci gatto, carpe, storioni e tinche. Purtroppo
a causa della costruzione della diga di Isola Serafini le
anguille sono scomparse, così come molti altri pesci. Oggi
la popolazione ittica è ridotta al 15% di pescabile,
soprattutto a causa dei siluri, pesci che rilasciati nelle
acque del fiume per un esperimento, oggi raggiungono il
peso di 70, 80 Kg e mangiano tutto il pescabile. Le zone
migliori per la pesca? Per le lasche, da Cervesina fino al
ponte di Valenza. Per carpe e tinche, la zona della foce e
dei fondali. Nelle lanche (tratti di fiume morto) si
pescavano invece i lucci, i boccaloni e le scardole. Un
tempo la pesca incideva molto sulla situazione economica
lomellina: circa 200 persone vivevano del fiume, nei paesi
rivieraschi della zona. In un anno si riuscivano a pescare
circa 150/180 q. di pesce, vale a dire circa 40 Kg al
giorno. Il pesce veniva poi venduto ai vari mercati della
zona. Oggi questo non è più possibile, la gente preferisce
il pesce di mare a quello di fiume. E poi, il grande fiume
è profondamente cambiato. Innanzi tutto, l'inquinamento ha
danneggiato il pescabile, poi il prelievo di ghiaia in
modo smisurato ha determinato l'abbassamento della falda,
che risulta ancora oggi inquinata. Inoltre lo
"spillamento" dell'acqua da parte delle aziende
circostanti, ha determinato un aumento della corrente, che
rende la navigazione più pericolosa e difficile ed un
abbassamento del livello delle acque di circa 60, 70 cm.
Ormai la gente si allontana dal fiume: prima la domenica
nella nostra zona c'erano circa 100 pescatori, oggi
trovarne un paio è già una fortuna. Sarebbe auspicabile
che le aziende circostanti prestassero più attenzione
all'ambiente aumentando l'uso dei depuratori; inoltre
bisognerebbe potenziare i controlli per evitare un
prelievo eccessivo di acqua dal fiume. E tuttavia bisogna
notare come oggi aironi e anatre, uccelli un tempo
scomparsi dalle rive del fiume, siano ritornati, segno
questo di un netto miglioramento ecologico. Ma si deve
fare di più perché la protezione della risorse idriche del
nostro grande fiume è, per l'area geografica ed economica
interessata, il più importante problema ambientale del
nostro paese.
Rosanna Maccagnola
(Riduz. e adatt. da "Gente del fiume", L'Eco di Sannazzaro n.2, giugno 1998).
Angelo Bottazzi, il mitico "Pistu", l'ultimo dei pescatori professionisti del Grande Fiume, è mancato venerdì 27 febbraio 2004, all'età di 68 anni.
"Ciao, Pistu! Se lassù dove ti trovi c'è un fiume, tu sarai certo lì, sulle sue acque, col tuo barcè!..."
Il Burgundo
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