Il Palazzo Malaspina ("Castè").
"O Sannazzaro, fortunato
albergo
Di beltà, di valor, di cortesia,
Rozzo qual son di rozze note, io vergo
Tuo che sia sacre piante, ma non vo che sia
Senza memoria il mio soggiorno in queste Spiaggie, ove
tutto spira aura celeste"
Questi raffinati versi neoclassici sono tratti dall'opera
di G. Paolo Maggi intitolata significativamente
"Sannazzaro" scritta nel 1794. II poemetto, dedicato al
marchese Luigi Malaspina
feudatario di Sannazzaro, si apre con la descrizione della
dimora di Sannazzaro del marchese dove convenivano poeti,
letterati, scrittori ed intellettuali del mondo culturale
lombardo del tempo.
Come afferma Don Gazzaniga,
sacerdote e scrittore della storia di Sannazzaro: "II
marchese Luigi Malaspina risiedeva normalmente a Pavia, ma
all'inizio dell'autunno si recava a Sannazzaro a
villeggiare ... qui dava convegno a personaggi
celebri....Arricchì questa deliziosa villa di un elegante
giardino inglese che adornò con una cascata d'acqua, un
tempietto in stile antico, laghetto e castello, nonché di
un bel cenotafio eretto alla memoria del famoso poeta Azio
Sincero, ossia Sannazzaro". Vi allestì anche un teatro
privato, in cui "tragiche e comiche rappresentazioni e
liete danze e concerti musicali occupavano deliziosamente
le lunghe sere del tardo autunno".
Il Palazzo Malaspina è identificato nel cosiddetto
"castello". Una residenza castrense è ricordata già in
fonti molto antiche, sita a strapiombo sulla costa, in
posizione difensiva. Questa struttura fortificata è
presente in mappe del '700, specialmente quelle catastali
del catasto torinese (1759-60). Presumibilmente negli
ultimi decenni del XVIII sec., ad opera del Marchese
Luigi, il castello mostra un rifacimento che gli ha dato
l'aspetto attuale.
L'impianto architettonico vede il palazzo costruito in
successione dall'androne chiuso da un portone esterno in
legno e da un cancello interno in ferro battuto, protetto
da un portico con soffitto a cassettoni in legno, da un
ampio cortile in parte occupato da un giardino in
conformità a quello che è lo schema della villa di
campagna.
II corpo principale del fabbricato si trova di fronte
all'ingresso e ciò determina una continuità di visuale che
partendo dalla strada crea effetti prospettici sul
giardino e sulla parte padronale. Ad occidente si estende
un fabbricato più basso in cui un'apertura ad arco a tutto
sesto dà su un piccolo androne chiuso posteriormente con
una porta che immette in un terrazzino con doppia scala.
II suo stato conservativo visto esternamente è
relativamente buono anche perché la copertura è stata
fatta recentemente. Nel lato Sud - Est un muretto in
mattoni ricoperto da lastre di beola e sormontato da due
statue delimita la parte inferiore del palazzo ed una
scala anch'essa realizzata in beola permette l'accesso
alla parte posteriore dove si apre ad Est un ampio portone
ed una piccola porta che immette nei locali di servizio.
La parte rivolta a Sud - Est si apre su quello che doveva
essere il giardino all'inglese, di cui rimane solo una
palma ed alcuni rampicanti, perchè la vegetazione
spontanea ha preso il sopravvento. Le macerie scaricate
che invadono il declivio hanno praticamente reso
irriconoscibili le tracce del primitivo giardino;
scomparsa è la cascata e avvolto dalla vegetazione
spontanea e infestante il tempietto. Non rimane traccia
del cenotafio al poeta Jacopo Sannazzaro.
La parte patronale presenta nel lato verso il cortile un
apparato decorativo costituito da cornici delle finestre
in stucco che sono peraltro poco visibili perché ricoperte
da una fitta vegetazione di rampicanti. Da questo lato si
aprono due porte in legno a pannelli finemente decorate.
L'apparato decorativo della parte patronale rivolta a- Sud
- Est è più ricco, ed è costituito dall'ornato stucco dei
cappelli delle finestre del secondo piano, dalle ghirlande
floreali che ornano il riquadro sotto le finestre che oggi
purtroppo sono alquanto ammalorati e corrosi dall'umidità
quando non addirittura crollati.
E' visibile nel lato Sud Ovest anche un ampio terrazzo
guarnito da una balconata in pietra all'altezza del
secondo piano e rivolta verso la valle del Po. Si può
inoltre notare che nel lato rivolto a Sud le finestre sono
disposte regolarmente, mentre nel lato Est sono di
ampiezza e disposizione irregolare quasi a dimostrare i
rimaneggiamenti subiti dal palazzo.
Il palazzo ha
probabilmente subito progressive trasformazioni innovative
interne ed esterne. Si suppone che il primo insediamento
sia anteriore al 1500. Ma non sappiamo come questo fosse e
quando subì le prime trasformazioni. Molto probabilmente
deriva da un antico fortilizio che dominava la valle del
Po e fu poi adattato e trasformato in palazzo. G.
Gazzaniga afferma che intorno agli anni 1580 Giulio Cesare
Malaspina fece costruire un magnifico maniero per sua
abitazione.
La costruzione è priva di ogni accentuazione stilistica
magniloquente ma perciò appunto più severa nella sequenza
delle finestre e delle porte affacciate a quello che
doveva essere un grande giardino ed un grande parco.
Osservando questa costruzione torna alla mente quanto
Luigi Malaspina afferma nel suo trattato, edito per la
prima volta nel 1791: "Leggi del bello applicate alla
pittura ed all'architettura":
"Le forme degli edifici devono seguire non solo le leggi
generali del Bello visibile e quelle proprie dell'arte
medesima, ma quelle ancora che particolari sono al
soggetto che vuolsi trattare; onde tutto l'artificio dovrà
consistere nel combinare questa triplice legge nel miglior
modo, non perdendo però mai di mira in tale operazione che
il Bello nell'Architettura deve prender norma dall'utile,
siccome base primaria dell'arte, e perciò le forme delle
fabbriche devono principalmente venir desunte dall'uso e
destinazione loro".
Alberto Franzosi
(Riduz. e adatt. da "Il Palazzo Malaspina", l'Eco di Sannazzaro n. 7, dicembre 1998).
Il Palazzo, attualmente posseduto da privati, ospita affreschi del pittore sannazzarese Paolo Maggi.