MONDINE LOMELLINE
I canti di risaia
Dal repertorio dei canti delle mondine lomelline:
"Il ventiquattro di maggio a Ferrera"
L'origine di questo
canto risale al 1912 quando in Lomellina si era nel pieno
della lotta per la conquista delle "otto ore" in risaia.
Per evitare che gli scioperi fossero vanificati
dall'arrivo delle mondine forestiere, la Federazione
Nazionale dei Lavoratori della Terra aveva lanciato una
campagna per il boicottaggio delle risaiole forestiere.
Essendo comunque giunte squadre di mondine da altre zone,
la Federterra aveva invitato le locali a far opera di
persuasione affinché non fossero accettati da parte loro
orari più lunghi. La situazione era particolarmente
conflittuale ma nello stesso tempo stimolante dal punto di
vista culturale, come testimonia la creazione di questo
canto che rievoca uno scontro tra mondine e forza pubblica
avvenuto a Ferrera Erbognone nel corso di uno sciopero.
L'episodio fu ampiamente descritto nei giornali locali
dell'epoca (v. "Mondine di tutta Ferrera, unitevi!" ). Da
questi scritti emerge il conflitto vissuto dalle
forestiere, divise tra le pressioni psicologiche
esercitate su di loro dalle locali e le intimidazioni
della forza pubblica. A differenza delle mondine del
luogo, le forestiere, prive di un tessuto sociale a cui
fare riferimento, dovevano prendere decisioni importanti
da sole. Anche la canzone riflette questa situazione,
ricostruendo i fatti avvenuti il 24 maggio. Interessante è
sottolineare le strofe in cui è descritto il tentativo di
convincere le immigrate: "Nel veder i crumiri ad
uscire..." e "Nel veder le crumire ostinate...";
altrettanto interessante è la strofa in cui si parla di
Maria Provera condotta davanti al "sultano". Quest'ultimo
era l'epiteto con cui veniva identificato il fittabile,
figura di spicco all'interno della collettività, in quanto
detentore del potere economico e spesso di quello
amministrativo. La canzone è stata registrata una prima
volta da Silvio Uggeri nel 1969; le informatrici erano la
stessa Maria Provera, protagonista dello sciopero del '12,
Maria Fuggini e Teresina Tartara (si vedano testo e note
nell'opuscolo allegato a "Il bosco degli alberi", I Dischi
del Sole, DS 307/9 e DS 310/12).
File
audio MP3 (338 KB).
(Estratto da una registrazione di P.Sassu e M.
Savini/Ferrera Erbognone, 5.7.1987, contenuta nella
cassetta ACB/MC08 "Curì o gent"; per gentile concessione
dell' Associazione culturale Barabàn).
Il ventiquattro di maggio a Ferrera
un grande sciopero terribile guerra
erano tutti in una stretta via
accompagnati dalla pulisia
Nel vedere i crumiri ad uscire,.
gli scioperanti si misero davanti:
"Se avete il coraggio di andare
ci tradite o noi tutti quanti"
Nel vedere le crumire ostinate
le scioperanti si misero davanti
e si sono gettati per terra:
"Calpestateci se avete il coraggio"
Il commissario con grande amarezza
"Non ubbidite alla pubblica sicurezza
non vedete che questa è viltà
se non vi alzate vi faccio 'restà"
Le scioperanti si sono alzate:
"Non è vero che questa è viltà
son venuti e han fatto violenza
trascinandoci con libertà":
Il commissario con grande ironia
dice agli altri: "Andate pur via
si ferma solo Provera Maria
che con noi la vogliamo portà"
La ragazza andava pian piano
l'hanno condotta davanti al sultano
il sultano sbeffando le disse:
"Sono contento e ancor più felice"
Le scioperanti non dicon parola
si recarono in mezzo alla fola
e sentirono la brutta novità:
"Il vostro Riba ve 1'hanno 'restà"
Quando Riba fu giunto sul treno
con la mano ci diede l'addio:
"Non piangete miei cari compagni
che ben presto sarò qui con voi".
A Sannazzaro che sono arrivati
l'hanno rinchiuso in una prigione
come se fossero dei malfattori
mentre invece era gente d'onor.
Tredici giorni di malinconia
fu terminato con grande allegria
hanno lasciato Riba e Maria
l'hanno coperto di rose e di fior
l'hanno coperto di rose e di fior
(Da "Curì o gent - Canti delle mondariso lomelline, pavesi
e dell'Oltrepò", libretto allegato alla cassetta ACB/MC08,
a cura di Marco Savini e Aurelio Citelli - contributi di
M.Antonietta Arrigoni e Giuliano Grasso, 1995; per gentile
concessione dell' Associazione culturale Barabàn).